Cosa accadrebbe se unissimo il desiderio e la
curiosità dei giovani alla grandezza e solennità della fede?
È proprio tale ragionamento che ha portato
l’istituto Carlo Pisacane e il caro Don Raffaele (parroco di Sapri e professore
di religione) a promuovere tra le classi la partecipazione al
“Giubileo dei giovani”.
Ma da dove possiamo far partire il racconto di tale
giornata?
Partendo in più di 200, si prospettava un viaggio
dalle proporzioni epiche, tra le schiere tutti erano muniti di acqua, panini,
zaini sulle spalle e una generosa dose di coraggio. Solo dopo aver monitorato
la preparazione di ognuno di noi, nel cuore della notte, siamo saliti sui prodi
destrieri incamminandoci verso la meta tanto ambita: Roma.
L’andamento del viaggio era soddisfacente, così come
lo erano le doti canore di un cantore vicino (il professore Tancredi) che,
dimostrando la sua totale assenza di sonno, ci ha deliziati per tutta la notte
a suon di Lyra.
Dopo brevi soste rigeneranti eccoci arrivati alle
porte della “città eterna” che da lontano ci attendeva con grande solennità.
Non appena tutti e 200 fummo contati, il cammino
spirituale ebbe inizio e subito dirottato verso un unico obiettivo: VALICARE LA
PORTA SACRA!
Presto si manifestarono i primi segni di cedimento,
c’era chi, in preda ad una fame vorace, divorava panini per ingannare l’attesa
e chi invece sventolava ombrelloni per coprirsi da un sole nemico.
Ma nonostante i venti avversi la corsa si fece più
movimentata, cosicché in men che non si dica ci trovammo tutti al confine “ALEA
IACTA EST” il dado è tratto e con esso anche la nostra esperienza.
Una volta dentro San Pietro, l’aura di sacralità ci
investì a tal punto da rimanere privi di difese, le decorazioni barocche e il
composito baldacchino di Bernini superarono di gran lunga le nostre aspettative
già elevate.
Durante la messa nessuna mosca osò volare e alcun
rumore venne percepito, tant’è che alcuni studiosi si dividono tutt’ora in due
linee di pensiero: se da un lato c’è chi ritiene che sia stato a causa
della grandezza di quel momento , dall’altro chi
invece crede che il Dio del sonno si sia impossessato dei presenti (io anche
sostengo quest’ultima tesi).Scherzi a parte, la complessità del tutto è stata
valorizzata ancor di più da un coro di voci ANGELICHE, provenienti proprio
dalla nostra scuola, a nuova testimonianza dell’unione inscindibile tra arte e
fede.
Una volta terminata la messa e scambiati i segni di
pace, ognuno di noi prese strade diverse per approvvigionarsi come più riteneva
opportuno e solo negli ultimi istanti del nostro viaggio
ci ritrovammo tutti a San Luigi dei francesi in
cui, prede facili della bellezza di Caravaggio, fummo travolti dall’entusiasmo
di ritrovarci l’uno di
fianco all’altro, uniti ancor di più da questa esperienza di devozione.
Emily Bove VA Classico
articolo E. Bove.pdf |
DOWNLOAD |